domenica 26 febbraio 2017

Cucina indiana

Allora, ieri sera sono tornata al ristorante indiano - stesso ristorante ma curiosamente i gestori erano differenti: avranno dei visti a scadenza? -, il menu sempre lo stesso. Siamo stati ben consigliati nella scelta dei piatti: entrées della casa, antipasto misto (con samosa e formaggio fritto), paneer con piselli, ceci e polpettine (kofta) vegetariane di patate. Buono anche il dolce poco dolce di carote. Purtroppo il mio palato non apprezza il piccante tipico della cucina indiana e chiedo sempre il minimo indispensabile.
Non ho foto purtroppo. Però, con il ricordo fresco del sapore dei piatti, mi sono cimentata. E queste sono le foto dei miei piatti in preparazione.

Samosa di patate e piselli
Piselli senza paneer (ci ho rinunciato perché il latte fresco non caglia - l'ho già detto èh), in versione vegana
Naan.

Nel libro di cucina indiana che ho non viene detto un segreto fondamentale per la preparazione dei piatti: ho risolto a modo mio e secondo me funziona. Per scoprirlo, aspettate il secondo quaderno di ricette che, lentamente, procede.

lunedì 20 febbraio 2017

Live Wine 2017

Seconda esperienza al Live Wine di Milano (18-19 febbraio, Palazzo del Ghiaccio) ancora più positiva della precedente: che nel frattempo, con un costante esercizio, abbia imparato un pochino ad assaggiare e degustare, a riconoscere e classificare? Occhi, olfatto e palato all’opera. Imperdonabilmente, nella borsa, di solito tale e quale a quella di Mary Poppins, non avevo né matita né penna per prendere appunti! E nessuno che me ne potesse prestare una… Ricostruisco a memoria ora, brochure alla mano, biglietti da visita e foto.
Più italiani fra gli espositori, meno stranieri. Lo scorso anno mi sono dedicata ai miei amati friulani e sloveni, quest’anno francesi e piemontesi (e friulani e sloveni, mi attirano come una calamita), l’anno prossimo sarà d’obbligo assaggiare più italiani soprattutto del sud.
Il pregio di questa fiera è che si assaggiano vini non omologati e addomesticati, per questo forse è più facile anche ai non sommelier come me riconoscere profumi e sapori. Ho assaggiato molto, mangiato solo una bruschetta pomodorini (buoni, anche a febbraio) e stracciatella (Pantura), evitando di fare acquisti gastronomici, perché i prezzi…

Ci sono piaciuti:
Piemonte
Elio Sandri, barolo
Crotin 1897 barbera La Martina
Valli Unite Derthona (timorasso), Vighèt (barbera)
Francia
Château Lamery Autrement, un bordeaux biologico e naturale
Tour Blanc, vini bianchi profumati come fiori, in particolare Vieilles Vignes 2011 e Les Milles Fleurs 2009.
Le petit domaine, le Cyclope, (carignan e syrah)
Austria
Meinklang Graupert, selvaggio senza potature; e tappo a vite! Un’avanguardia, ma io ancora proprio devo superare il pregiudizio…
Trentino Alto Adige
Tenuta Thomas Niedermayr Bronner, Solaris, Piwi Weiss, veramente ottimi
Sicilia
Fenech malvasia Maddalena
Friuli Venezia Giulia
Aquila del Torre At, sauvignon blanc
I Clivi, Ribolla gialla
e più di tutto la ribolla gialla di Damijan Podversic.

Mi sono tuttavia trattenuta dal tornare allo stand del mio adorato Radikon, così come dal continuare a provare, a pomeriggio inoltrato, altri produttori (qui sopra leggete un elenco ragionato), soprattutto perché guardandomi intorno vedevo già molti sguardi vitrei di assaggiatori un po’ stonati dagli assaggi... un monito.

Le foto pubblicate sulle pagine di Milano di "Repubblica".

mercoledì 8 febbraio 2017

Guardare al futuro

Sono tornata dopo circa un anno e mezzo al Pascia, il ristorante di Invorio (Novara) dello chef Paolo Gatta, accompagnato in sala dalla sorella sommelier Erica Gatta (avevo inaugurato il blog parlando di questo ristorante).
Dall’8 febbraio (oggi) il sito rinnovato espone e spiega quali scelte ha deciso di approfondire, da oltre un anno a questa parte, questo giovane chef che dichiara di non lavorare per ottenere un’altra stella Michelin (che fa piacere, eccome! anche se Sabrina Giannini ci ha ben spiegato quali motivazioni stiano dietro a questa onorificenza), bensì perché convinto che la cucina del futuro sia priva di proteine animali, per la salute nostra e dell’ambiente.
Attingendo alla macrobiotica, alle norme ayurvediche, ai consigli alimentari dell’oncologo Franco Berrino, Paolo Gatta inventa una cucina – posso dirlo? – meravigliosa, per quel che mi concerne. Qualche latticino e uova, almeno per i dolci, ma chi ha assaggiato il dessert conferma che si tratta di ‘dolci non dolci’.
La levatura di questa cucina è sopraffina, e se nelle precedenti occasioni non avevamo avuto alcuna difficoltà a mangiare vegetariano, ora il ristorante è solo per vegetariani: ma guai a dirlo! Tanto è ancora diffuso il pregiudizio su questa cucina. Provate, se volete, a regalare un buono per una cena a amici per nulla o poco convinti e si ricrederanno. Ma soprattutto provatela voi. Mettete da parte un gruzzoletto: non ve ne pentirete.
Sul menu ci si fa un’idea di cosa si assaggerà, ma non è poi così importante: la combinazione della serata si basa sulla disponibilità dei prodotti freschi (biologici) e dall’estro dello chef che prepara tutto al momento. Perché sono solo nomi inventati, quelli sulla carta. Si comincia ad assaggiare e si viene invitati a dire basta quando si giunge a sazietà. Peccato non terminare l'intera degustazione: la prossima volta partiremo dalla metà per arrivare alla conclusione del percorso.
Il sito web: Ristorante Pascia

In apertura zenzero e limone per “aprire” lo stomaco e favorire la digestione.
Nell'oliera olio di sesamo. Lo chef estrae dai semi oleosi gli oli che accompagnano i piatti.
Il consommé con broccolo, chou con latte fermentato e germogli (crescione, fieno greco).
Verdure cotte a freddo, un lungo procedimento che mantiene le proprietà del cibo. Servite con crema di topinambur e olio di semi di zucca.

venerdì 3 febbraio 2017

Perché il cibo non si butta!

Pensavo non fosse più l’epoca – oggi, che fin dalle elementari insegnano a non sprecare, a riciclare, a rispettare l'ambiente – per assistere a scene come quella di una bambina arrampicata, scarpe e tutto, dentro il frigorifero del latte al supermercato che, con gridolini di gioia rivolti alla mamma, conquista, per sé e la sua famiglia indubitabilmente perfetta, la bottiglia dell’ultima fila, quella con la scadenza più lontana, tutta orgogliosa, in barba a quei poveri scemi che invece prendono una bottiglia a caso. Triste eh.
Forse perché io invece scelgo la lattina ammaccata, l’etichetta strappata… preferisco quelle confezioni destinate a restare sugli scaffali, che peraltro non si vedono di frequente, perché già gli addetti sono incaricati di non farle nemmeno arrivare su quegli scaffali.
E quanto al latte e alle sue date di scadenza, credo di averne già parlato a sufficienza (Latte fresco? e Palak senza paneer).

App per non sprecare il cibo: ne esistono ormai diverse. Per fortuna qualcuno ha pensato che oltre alla legge, un modo per contrastare l’enorme spreco di cibo che interessa i negozianti come la grande distribuzione (e vogliamo parlare di bar e ristoranti?) poteva essere quello di segnalare dove è possibile comprare gli avanzi di giornata in vendita sottocosto o a metà prezzo.

LMSC
Perché il cibo non si butta! è il richiamo di LMSC, ovvero Last Minute Sotto Casa, inventato a Torino:
lastminutesottocasa.

MyFoody
Myfoody coinvolge i supermercati dove si svendono prodotti vicini alla scadenza.

Recup
E poi c’è Recup, nato nel mercato di viale Papiniano a Milano: una raccolta di frutta e verdura avanzate a fine giornata da distribuire a chi ne ha bisogno: perché nessuno sia più costretto a rovistare nella pattumiera in cerca di un po’ di cibo.
Ne hanno parlato "Huffington Post", Eco dalle città, Terra nuova, "la Repubblica".

UBO
Segnalo anche UBO – Una Buona Occasione, che insegna a conservare correttamente il cibo, per evitare di buttarlo nella spazzatura solo perché non si sa bene se sia ancora buono. Le buone regole sono state redatte dagli esperti dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta.
Una Buona Occasione.

Breading
Breading è piattaforma gratuita destinata alle associazioni no profit che permette la redistribuzione di generi alimentari avanzati a fine giornata coinvolgendo panettieri, gastronomie, bar e ristoranti.

Equoevento
Infine, Equoevento Onlus si occupa di recuperare gli avanzi di feste, eventi, convegni e matrimoni per darli a enti caritatevoli, mense e case famiglia.
Equoevento.

Viene spontaneo chiedersi come mai ci sia tanta gente bisognosa, che non sarebbe tale se vivessimo in una società dove vige un’equa distribuzione della ricchezza.