domenica 27 marzo 2016

Menu pasquale

Ecco il menu - semplice semplice - per l'aperitivo con amici di stasera.

Hummus
Pizza di quinoa alle verdure e pecorino
Polpettine vegetariane
Patate al sesamo e altre spezie
Pane e panelle
Triangoli di pasta fillo con feta

Gnocchi patata e zucca burro e salvia

Tarte conversation
Uovo di cioccolato fondente

Il pane per le panelle è fatto in casa con la ricetta del pane pita; la base della pizza è fatta con la quinoa (e qualche fagiolo nero), cotta in pentola e poi passata in forno.

mercoledì 23 marzo 2016

Dopotutto

«Dopotutto c’è del buono in quel fine sapore vegetariano di cose venute dalla terra, l’aglio dopo puzza, beninteso, i suonatori di organetto italiani sempre con le loro cipolle, funghi, tartufi. C’è anche la sofferenza degli animali. Spennare e svuotare un volatile. Al mercato del bestiame le povere bestie aspettano di farsi spaccare il cranio con un’ascia. Muuuu. Poveri vitellini tremanti. Meeee. Lattanti che barcollano. Bue e cavoli cotti. Nei secchi dei macellai le rigaglie respirano ancora. Mi dia quel pezzo appeso al gancio lassù. Plup. Testina e ossa insaguinate. Pecore scuoiate con occhi vitrei appese per i piedi, musi di montone nel cartoccio sanguinolento, narici che sgrondano gelatina nella segatura, scarti e ritagli nella spazzatura. Non rovinarmi quei pezzi, ragazzo.»

J. Joyce, Ulisse, trad. di Gianni Celati.

domenica 13 marzo 2016

Finalmente una legge sugli sprechi alimentari

Basta sprechi alimentari, la legge approda alla Camera ("la Repubblica", 13 marzo 2016).
Bene, benissimo. Non è tanto difficile, no?
E cominciamo noi, dal nostro piatto: lasciare avanzi non è chic - quella inveterata abitudine di mostrare sazietà in fin dei conti era solo una mancanza di rispetto per la servitù di un tempo (di ogni tempo).
Mettiamo nel piatto solo quanto siamo in grado di mangiare e, se mangiamo fuori casa, portiamoci via gli avanzi (in un contenitore riciclabile e non in alluminio o plastica da gettare) per il giorno dopo, o per il cane o per qualche colonia di gatti (i gatti domestici sono più difficili, intossicati come sono dal cibo industriale).
A me pare inverosimile, ma dopo la chiusura nei supermercati passano con i carrelli a ritirare il cibo considerato non più vendibile e... lo buttano!!
Se è vero, trovo che sia mostruoso e immorale, non credete?
Supermercati, feste popolari, mense di ogni tipo, quanti avanzi producono? Il nostro sistema (noi, si parla di tutti noi) produce spazzatura commestibile e la distrugge.
Per fortuna qualche persona di buon senso distribuisce gli avanzi delle feste ai cani del paese (ne conosco qualcuna - si tratta di microinterventi locali, e sporadici): perché non portarli direttamente ai canili? Ché poi c'è un sacco di roba buona, che potrei mangiare anche io se non fossi vegetariana (di solito avanza soprattutto carne: la gente è abituata a sprecare, senza nemmeno domandarsi da dove venga il cibo).

L'articolo (del 2015) di Altroconsumo sugli sprechi della grande distribuzione.

Per esempio: India, un frigo davanti al ristorante: così si ricicla e si condivide il cibo.

Ci sono petizioni ancora aperte:
Stop allo spreco alimentare in Europa!
C'è chi spreca e chi muore: approviamo una legge contro gli sprechi alimentari
Doggy Bag: contro lo spreco alimentare

lunedì 7 marzo 2016

Live Wine - Salone internazionale del vino artigianale

Da perfetta inesperta (tipo Albanese che fa il sommelier) mi sono calata per qualche ora nella per me affascinante pratica dell'assaggio di vini: la manifestazione è evidentemente rivolta ai professionisti del settore ma tante altre persone curiose e più o meno preparate nella degustazione affollano i banchetti degli espositori, a volte faticando un po' per ottenere quel goccio che ti viene offerto.
All'ingresso si prende un bicchiere (niente tasca portabicchiere, perché antiecologica), la brochure con l'elenco degli espositori e la mappa e si comincia il giro: assaggiare tutto è impossibile, almeno per me. Con il mio accompagnatore abbiamo anche escogitato una tecnica antispreco, per non gettare l'avanzo nell'apposita vaschetta: metà per ciascuno - certo, quando la quantità dell'assaggio è davvero ridotta, il secondo si becca il fondo del bicchiere, che rende qualsiasi vino una schifezza indistinguibile. Così dopo un po' incominciamo usare anche l'altro bicchiere.
Fiera del vino artigianale, quindi niente solfiti in molti casi (alcune aziende presentano solo vini senza solfiti aggiunti); non tutti vendono direttamente, e parecchi di quelli dai quali si poteva acquistare direttamente hanno terminato le scorte la domenica pomeriggio.
Il mio percorso si è personalizzato con gli assaggi dei vini bianchi sloveni e friulani, una passione di lunga data, forse cominciata quasi vent'anni fa con uno dei vini migliori, l'Oslavje di Radikon (Gorizia). Da simili vette non si può che scendere, poi. Un vino che va sul mercato dopo almeno nove anni di affinamento. Di Radikon abbiamo fatto l'assaggio completo: Slatnik, Jakot (tokaj), Ribolla, Oslavje. Poi, per non farci mancare niente, anche il Merlot - veramente super, da far dimenticare tutto il merlot bevuto finora (sempre detto da una che ne capisce poco ma assaggia tanto). Purtroppissimo avevano finito le scorte, ma così le nostre tasche erano salve.
Fra gli sloveni di Brandulin abbiamo assaggiato in successione Malvasia, Jakot, Rebula (l'accento è sulla 'u', mantenuto nell'italiano ribolla), Belo, e poi quelli dei produttori Batic, Movia, Sveti Martin, Čotar, JNK, Kramar. I vini sono sempre più o meno pinot grigio, malvasia, jakot, rebula e uvaggi (per lo più con chardonnay, sauvignon).
Fra gli italiani Podversic, Princic e il citato Radikon.
Un assaggio anche di vino della Mosella, dolcino, assai meno soddisfacente per il mio palato.
Non potevo ignorare il vino macedone (Grecia), così ho fatto un paio di assaggi - uno particolarmente buono) del produttore Ktima Ligas.
Incredibile ma vero, mi sono astenuta dall'assaggiare i miei amati vini francesi (e c'era pure un Sauternes...).
Comunque, dopo una sosta obbligatoria per procacciarsi la cena al banco dei formaggi e a quello del pane più caro del mondo, ripartiamo alla ricerca di una bottiglia di vino rosso per accompagnare la suddetta cena (eh sì, sono un tantino stagionale e quando c'è ancora la neve preferisco bere vino rosso). Qui l'esperienza si fa più ardua: il vino rosso asolfitico-artigianale-biologico ha per il mio personale gusto troppe incertezze e non è tanto facile trovare qualcosa di soddisfacente - e così... via ancora con assaggi! Troppo acidulo il barbera della Cascina Roccalini, passiamo ad assaggiare il roero della Cascina Fornace, due varianti di sangiovese della Cantina Margò (Umbria), il Pignatello di Barraco (Sicilia), il teroldego (forse Beato me, ma ormai non so più quale) di Redondel, veramente buono ma ha finito tutte le bottiglie. Alla fine - si fa tardi - penso che in Emilia Romagna troveremo un vino onesto e gradevole. Torniamo a casa con una bottiglia di Il Maiolo 2006 (barbera, bonarda, cabernet sauvignon, merlot).
Divertente. Magari per la prossima edizione meglio introdurre il bancomat, sia per l'ingresso che per l'acquisto, èh.

livewine.it, Palazzo del ghiaccio, Milano.