mercoledì 27 luglio 2016

Ricette tradizionali: polpette di pane al sugo

Stavolta una ricetta. Che ha una sua storiella annessa, però. Noi, gente delle pianure lombarde o delle pendici prealpine, soprattutto nella bella stagione siamo soliti riversarci in massa sulle spiagge liguri, con malcelato fastidio dei liguri stessi, che provvedono a spennare il turista alla prima occasione. Questa è la fama, la maggior parte delle volte smentita nei fatti ma talvolta confermata con tale precisione che continua a sopravvivere tenacemente (potrei ricordare i 'bungalow' di onduline e cartone di Vernazza dove finii, ancora al liceo, millenni fa, per le vacanze, oppure i due piatti di spaghetti spezzettati, malconditi e totalmente scotti - tipo pappa del cane - per i quali una 'ristoratrice' di Camogli pretese all'epoca 60 mila lire. Indimenticabile).
Il caso ha fatto sì che in seguito le mie mete divenissero piuttosto quelle del Ponente - l'entroterra, non troppo distante dal mare. Ebbene, là ci sono almeno due località che giustamente promuovono come prodotto tipico il pane: Triora, il cosiddetto paese delle streghe, e Calizzano, alta val Bormida, dove si rifugiano i liguri in cerca di frescura d'estate e i turisti d'inverno anche per lo sci di fondo.
Lassù l'acqua è limpida e buona e anche il pane è ottimo.
Così abbiamo acquistato un bel filone di pane di Calizzano, rassicurati dal rubizzo e giallobaffuto negoziante che, grazie alla qualità, sarebbe durato qualche giorno. Vero, verissimo, dato che quel pane non era fresco di giornata (ecco perché ci aveva velatamente sconsigliato di congelarlo), ma almeno del giorno prima, forse anche di due giorni prima. Epperò è durato tutta la settimana (non sono una gran consumatrice di pane) e ce ne siamo perfino portati a casa un avanzo.
E veniamo alla cucina - zerospreco, naturalmente.
Polpette di pane al sugo. Meravigliose quelle della mia amica Rina, ma naturalmente non mi ricordavo più la ricetta, così ho fatto da me.
Ho messo in ammollo nell'acqua l'avanzo di pane di Calizzano (l'equivalente di una pagnottina, poco più di una michetta) finché non è diventato morbido, l'ho strizzato ben bene e amalgamato con un uovo, prezzemolo, coriandolo, uno spicchio d'aglio e una cipolla tritati, pangrattato, sale.
Ho fatto delle polpettine e le ho fritte leggermente solo sui due lati in poco olio. Dorato l'esterno, ho aggiunto polpa di pomodoro, un paio di spicchi d'aglio interi, acqua (quanto basta per sciacquare bene la lattina della polpa di pomodoro), sale, cipolla tritata grossolanamente, un pizzico di zucchero, olio d'oliva ligure, terminando la cottura, anche interna, delle polpettine, per circa venti minuti.
Questo è stato il primo esperimento.
Mia nonna, che era veneta, ammollava il pane nel latte e preparava le polpettine con uovo, aglio, cipolla, noce moscata, formaggio (parmigiano), sale, pepe e le passava nel pangrattato alla fine, per friggerle - e si mangiavano così, senza sugo né salsa di pomodoro. Cucina ancora più povera.
Le successive polpette - fatte con del pane comune, dei filoncini non particolarmente buoni - le ho preparate in questo modo, ma terminando la cottura in umido, un misto fra le due versioni.
Be', sono buonissime!

p.s. Il sugo deve essere più abbondante e meno asciutto che nella foto.

acquamineralecalizzano.it

pane di Triora (wikipedia)

livesicilia.it (ricetta: polpette di pane al sugo)

venerdì 22 luglio 2016

#SalvaIlPolpo

Con perfetta ingenuità più di una volta ho provato a dire che mangiare il polpo è un po' più crudele che mangiare altri animali marini. Da tempo si sa che nei tentacoli risiedono neuroni, che i polpi sono animali intelligenti e provano sofferenza. Ma figuriamoci, di solito mi scoppiano a ridere in faccia o mi sorridono come fossi io quella senza neuroni. Poi c'era stata la notorietà di quel polpo Paul che ha involontariamente contribuito ad amplificare lo scherno.
Polpo e patate - è la morte sua. Infatti. E non è una bella morte.
Purtroppo non vi è alcun limite alla pesca di questi animali.

Così, perseverando nella mia ingenuità, vi segnalo l'inchiesta di Essere animali.

venerdì 8 luglio 2016

Cosa mangiano le galline?

Vi mostro subito la foto: una delle due uova viene da un privato che ha poche galline, allevate prevalentemente con gli avanzi di casa, l'altra viene da un supermercato di prodotti biologici. Una non ha marchio sul guscio, l'altra un codice che comincia con 0. Notare la dimensione dei tuorli. Quanto al sapore, non c'è paragone, fidatevi.



Il primo mi ha ricordato il grosso uovo d'oca che mi aveva regalato la vicina, che ha una coppia di magnifiche oche che le fanno compagnia e pure un'ottima guardia. L'altro mi ha fatto pensare al burro - biologico, prodotto d'eccellenza bla bla che si compra. Ugualmente desaturato. Il colore giallino pallido pallido cui siamo abituati non ha molto a che vedere con i veri prodotti che forse mangiavano i nonni. E le galline dei nonni non mangiavano certo orrendi mangimi prima di finire in pentola.
Le campagne di salute preventiva basate sull'alimentazione hanno un bell'arrancare se poi comunque quello che ci mangiamo è il risultato di una lavorazione che depaupera e rende artificiale il cibo. Del latte ho già detto più volte (sappiate che con il latte crudo del distributore - che costa meno e si riutilizza il vetro - si riesce a fare il paneer perché - miracolo - caglia, cioè reagisce; si vede che contiene ancora qualche traccia di proteine e grassi), ora è il turno di capire come effettivamente siano le uova impiegate normalmente in cucina. Acquistatele da chi produce poco e prevalentemente per sé: lo sosterrete. Il piccolissimo produttore, escluso dalla grande distribuzione, ha finito col tirare il collo alle sue poche galline: uova in quantità insufficiente per essere accettate dal mercato ma decisamente troppe per il consumo di una sola famiglia. Ma quanto ad assurdità, so di una persona cui il contadino regala le uova fresche che lei BUTTA per comprarle al supermercato.
(Pas)siamo alla frutta.

Se non conoscete un contadino, ecco come leggere il codice sul guscio delle uova. Raccomandazione uno: mangiatene poche, con parsimonia; raccomandazione due: acquistate SOLO quelle con marchio che comincia con 0 (zero).